Indice
- 1 Che cos’è la dichiarazione di corretta posa e perché serve
- 2 Chi la rilascia e quando richiederla
- 3 Che cosa deve contenere una dichiarazione fatta bene
- 4 Prepararsi al sollecito: contratti, capitolati e documentazione
- 5 Come scrivere il sollecito formale
- 6 Il ruolo del direttore dei lavori e del produttore del sistema
- 7 Leve contrattuali e amministrative per sbloccare la situazione
- 8 Collaudi in opera, verifiche e allegati che fanno la differenza
- 9 Cosa fare se l’impresa è reticente o non più operativa
- 10 Struttura consigliata per la dichiarazione e suggerimenti di stile
- 11 Collegamenti con detrazioni fiscali, banche e assicurazioni
- 12 Escalation, mediazione e tutela legale
- 13 Chiusura del cantiere e manutenzione futura
- 14 Conclusioni
Sollecitare il rilascio della dichiarazione di corretta posa del cappotto termico significa chiedere all’impresa e ai tecnici di chiudere il cerchio documentale di un sistema ETICS (External Thermal Insulation Composite System) posato sull’edificio. Non è un vezzo burocratico: quella dichiarazione è il documento che attesta la posa “a regola d’arte” di un sistema certificato, collega materiali e lotti ai lavori svolti, fotografa spessori e dettagli costruttivi, dà copertura alle garanzie del produttore, tutela il committente in caso di vizi e, sempre più spesso, è richiesta da banche, assicurazioni e stazioni appaltanti per l’erogazione dei SAL o per la chiusura delle pratiche di agevolazione fiscale. Se il cantiere è concluso ma il documento non arriva, occorre muoversi con metodo, combinando leve contrattuali, corretto cerimoniale tecnico-amministrativo e, solo in ultima istanza, strumenti legali. Questa guida spiega che cosa sia la dichiarazione, chi deve rilasciarla, cosa deve contenere, come e quando sollecitarla, quali allegati predisporre, come comportarsi se l’impresa nicchia o non c’è più, e come chiudere il cantiere con un fascicolo tecnico solido.
Che cos’è la dichiarazione di corretta posa e perché serve
Con dichiarazione di corretta posa del cappotto termico si indica un’attestazione rilasciata dall’installatore e controfirmata dal direttore dei lavori con la quale si certifica che il sistema ETICS è stato posato conformemente al progetto, al manuale di posa del produttore e alle norme e linee guida applicabili. Non va confusa con la dichiarazione di conformità degli impianti del DM 37/2008, perché qui non siamo nel campo impiantistico, ma in quello dell’involucro edilizio. La cornice tecnica di riferimento è quella dei documenti europei per ETICS (ETAG 004, ora EAD 040083-00-0404), delle norme europee di sistema per cappotti con EPS e lane minerali (UNI EN 13499 e UNI EN 13500), delle guide nazionali di progettazione e posa (UNI/TR 11715 per gli ETICS, UNI 11717-1 per le pitture e rivestimenti esterni), delle qualifica dei posatori (UNI 11716) e delle buone pratiche dei consorzi di settore come Cortexa o le linee guida EAE. La dichiarazione serve perché rende tracciabile ciò che a occhio nudo, a ponteggi smontati, diventa difficile verificare, mette in relazione i materiali con le condizioni di posa (temperatura, tempi di stagionatura, trattamenti dei ponti termici), attiva o comunque rafforza le garanzie del produttore del sistema e, sul piano dei controlli, aiuta ad accertare che l’intervento agevolato corrisponda a un cappotto realmente eseguito con un sistema certificato e non con un assemblaggio improvvisato di componenti.
Chi la rilascia e quando richiederla
Il documento lo rilascia l’impresa installatrice, preferibilmente attraverso il suo responsabile tecnico o un posatore qualificato ai sensi della UNI 11716, e lo controfirma il direttore dei lavori che ne verifica la corrispondenza al progetto e alle prescrizioni di capitolato. Nei cantieri in cui il produttore del sistema ETICS offre un servizio di “posa garantita”, la dichiarazione viene spesso co-intestata o comunque validata dal fornitore dopo visite in opera. Il momento giusto per chiederla è a cavallo tra la fine delle lavorazioni e la smobilitazione del ponteggio, non mesi dopo. Il rilascio può essere previsto come deliverable contrattuale al SAL di chiusura o condizionato al pagamento del saldo, in modo da creare una sana interdipendenza tra adempimenti tecnici e amministrativi. Se non è stato previsto espressamente in contratto, resta comunque un obbligo professionale discendente dal capitolato e dalle norme tecniche: l’opera a regola d’arte si prova con documenti, non solo con impressioni visive.
Che cosa deve contenere una dichiarazione fatta bene
Una dichiarazione di corretta posa non è un foglio generico. Deve riportare i dati del cantiere, dell’impresa e del direttore dei lavori, la denominazione e la certificazione del sistema ETICS adottato con riferimento all’ETA o all’EAD del produttore, l’elenco dei componenti con tipologia, marca e lotti (collante/rasante, pannelli isolanti, tasselli, rete di armatura, profili, primer, finitura), le superfici trattate e gli spessori medi e minimi applicati. Deve dichiarare che la posa è avvenuta nel rispetto del manuale del sistema: preparazione dei supporti, schema di incollaggio, percentuale di copertura, andamento delle pannellature con incrocio delle fughe, trattamento degli spigoli e dei giunti, passaggio in doppia rasatura con rete affogata nel terzo medio, verifica del numero e della profondità di ancoraggio dei tasselli in base alla categoria di supporto e al carico di vento, sigillature perimetrali di serramenti e attraversamenti, risoluzione dei ponti termici intorno a balconi, davanzali e attacchi a terra, protezione in fase di stagionatura, condizioni climatiche di posa. Dovrebbe descrivere gli eventuali test in opera eseguiti, come prove di adesione pull-off secondo UNI EN 1542, prove di trazione estrazione dei tasselli secondo gli ETA e i verbali di controllo geometrico e di spessore, e allegare documentazione fotografica delle fasi critiche. Una buona dichiarazione include il manuale d’uso e manutenzione del cappotto, con le raccomandazioni per lavaggi, ritocchi, tinteggiature future e divieti di perforazione senza accessori idonei. Se l’intervento è stato oggetto di asseverazioni per detrazioni fiscali, è utile riportare i riferimenti delle asseverazioni e il collegamento tra dichiarazione e documentazione caricata a ENEA o alla banca per la cessione del credito.
Prepararsi al sollecito: contratti, capitolati e documentazione
Prima di scrivere, conviene preparare il terreno. Rileggi il contratto d’appalto, il capitolato e gli ordini di acquisto per verificare se la dichiarazione di corretta posa sia espressamente prevista tra i documenti di fine lavori o tra gli elementi richiesti per i SAL. Se c’è un direttore dei lavori, confrontati con lui: è il tuo alleato naturale e spesso ha già sollecitato l’impresa, oppure può confermare che mancano solo le firme. Prepara un dossier con copia delle schede tecniche e delle DoP dei materiali, delle etichette dei lotti, delle foto di cantiere, dei verbali di accettazione dei supporti e delle prove in opera. Questo materiale, allegato al sollecito, mostra che non chiedi una formula vuota, ma un documento aderente a quanto realmente posato. Se il cappotto rientra in un intervento condominiale, informare l’amministratore e condividere con lui il sollecito rafforza la legittimazione e consente di usare le leve contrattuali previste dall’assemblea, come la ritenuta sul saldo fino a completamento dei documenti.
Come scrivere il sollecito formale
Il sollecito va impostato con tono fermo ma collaborativo e va inviato ai soggetti giusti, preferibilmente tramite PEC o raccomandata per avere tracciabilità. L’intestazione include l’impresa esecutrice, l’attenzione del legale rappresentante e, per conoscenza, il direttore dei lavori, l’amministratore di condominio e il produttore del sistema se ha seguito l’opera. Nel testo si richiamano l’oggetto dei lavori, le date di inizio e fine, i riferimenti contrattuali e di capitolato e si ricorda che, ai sensi delle norme tecniche citate e del capitolato, tra i documenti di fine lavori è prevista la dichiarazione di corretta posa del sistema ETICS. Si specifica che il documento è necessario ai fini delle garanzie, della chiusura contabile, dell’eventuale erogazione del saldo e, se rileva, delle pratiche di detrazione fiscale. Si propone una bozza di indice dei contenuti o si allega un fac-simile dello schema richiesto dal produttore del sistema, invitando l’impresa a compilarlo e anticiparlo per verifica. Si fissa un termine ragionevole per la consegna, ad esempio dieci o quindici giorni, e si indica la disponibilità per un sopralluogo di collaudo in contraddittorio in cui raccogliere le ultime evidenze. La chiusura sottolinea che, in caso di mancata risposta, si valuterà l’adozione delle misure previste dal contratto, incluse ritenute a garanzia o diffida ad adempiere ai sensi dell’articolo 1454 del codice civile.
Il ruolo del direttore dei lavori e del produttore del sistema
Il direttore dei lavori è la figura che, per mandato, verifica la conformità dell’opera al progetto e ai capitolati e certifica gli stati di avanzamento. Può essere lui a redigere la dichiarazione di corretta posa, raccogliendo e validando le informazioni fornite dall’impresa, o a richiederla in modo formale. Se hai un rapporto diretto con il DL, concorda con lui la scaletta: sopralluogo conclusivo, verifica dei punti critici, raccolta della documentazione fotografica e dei rapporti di prova, compilazione e firma. Il produttore del sistema ETICS, soprattutto se il cantiere è stato seguito con assistenza tecnica, può rilasciare un’attestazione di conformità alla posa del proprio sistema o, più spesso, fornire un format ufficiale di dichiarazione e manuale di manutenzione. Coinvolgerlo nel sollecito, con garbo, può aiutare a superare le resistenze dell’impresa, che spesso è più diligente quando sa che il fornitore tiene traccia dei cantieri referenziati.
Leve contrattuali e amministrative per sbloccare la situazione
Se il sollecito cortese non basta, bisogna passare a leve più efficaci ma sempre ordinate. La prima, prevista in molti contratti, è la ritenuta su saldo e oneri accessori fino alla consegna della documentazione di fine lavori, tra cui la dichiarazione di corretta posa. La seconda è il richiamo all’obbligo di esecuzione a regola d’arte e al rilascio delle garanzie contrattuali: senza documento, le garanzie sono monche. La terza è la diffida ad adempiere ex art. 1454 c.c., con cui si assegna un termine perentorio e si avvisa che, in caso di inerzia, si agirà per risoluzione o per adempimento in danno. Nel contesto condominiale, l’amministratore può convocare l’impresa in assemblea o formalizzare la messa in mora; se ci sono somme ancora da erogare per SAL finanziati da banche nell’ambito di cessioni del credito, il mancato documento può legittimare la sospensione dell’incasso. In ogni passaggio è bene che il DL sia allineato, perché il suo verbale di collaudo o il suo rapporto di non conformità sono strumenti decisivi.
Collaudi in opera, verifiche e allegati che fanno la differenza
Un sollecito convincente accompagna la richiesta con la disponibilità a eseguire, a cura dell’impresa o sotto la supervisione del DL, alcune verifiche in opera che rafforzano la dichiarazione. Le prove di adesione pull-off per misurare la resistenza a trazione della rasatura su isolante e dell’isolante su supporto, eseguite secondo UNI EN 1542, sono un classico e forniscono numeri oggettivi. La verifica dell’estrazione dei tasselli, con riferimento ai valori riportati nell’ETA del tassello utilizzato, attesta il corretto ancoraggio in base al tipo di supporto e al carico di vento della zona. La termografia all’infrarosso nelle ore adatte può evidenziare discontinuità di posa, zone di scarsa adesione o ponti termici non trattati; la misura degli spessori con carotaggi localizzati o con aghi di riferimento durante la posa, se documentata fotograficamente, evita contestazioni future. Una relazione fotografica con immagini datate delle fasi chiave, come incollaggio, rasatura con rete ben annegata, dettagli intorno a serramenti e frontalini, sigillature e profili gocciolatoi, vale più di mille parole. Allegare tutto alla dichiarazione la rende un documento vivo, non un formulario.
Cosa fare se l’impresa è reticente o non più operativa
Capita che, a cantiere chiuso, l’impresa rallenti, chieda compensi aggiuntivi per la sola redazione del documento o, nei casi peggiori, non sia più operativa. La richiesta di denaro extra, se la dichiarazione è prevista a contratto o discende dalle norme tecniche di capitolato, è infondata; il pagamento del saldo può essere condizionato alla consegna. Se l’impresa è cessata o irreperibile, il direttore dei lavori può supplire con una dichiarazione tecnica asseverata che, pur non essendo “la dichiarazione dell’installatore”, attesti la conformità dell’opera alle specifiche, supportata da rapporti di prova e documentazione raccolta in corso d’opera. Il produttore del sistema, se ha evidenze della posa con i propri componenti e magari ha effettuato sopralluoghi, può rilasciare un’attestazione di conformità alla posa del sistema e riconoscere la garanzia di prodotto, ma difficilmente si sostituirà all’impresa per gli aspetti di responsabilità esecutiva. In situazioni controverse, incaricare un tecnico terzo per un audit dell’intervento e per la redazione di un rapporto indipendente consente di chiudere il fascicolo con un livello ragionevole di tutela, rimandando eventuali azioni di garanzia a un secondo momento.
Struttura consigliata per la dichiarazione e suggerimenti di stile
Per facilitare il lavoro a impresa e DL, puoi proporre una struttura tipo. L’intestazione riporta i dati dell’immobile, del committente, dell’impresa e del DL. Segue l’identificazione del sistema ETICS adottato con riferimenti all’ETA e ai componenti. Si descrivono superfici, spessori e fasi di posa, richiamando il manuale del produttore. Si attestano le condizioni climatiche di posa e i tempi di stagionatura rispettati. Si allegano i rapporti di prova e la relazione fotografica. Si richiama il rispetto delle norme UNI ed europee pertinenti. Si chiude con le firme e con il manuale d’uso e manutenzione in allegato. Lo stile deve essere tecnico ma comprensibile, senza enfasi, con dati oggettivi e riferimenti puntuali. Evitare formule vaghe e autovalutazioni generiche, preferendo frasi ancorate a misure, controlli e documenti.
Collegamenti con detrazioni fiscali, banche e assicurazioni
Negli ultimi anni molti cappotti sono stati realizzati nell’alveo di ecobonus e superbonus. In questi casi la dichiarazione di corretta posa ha un peso aggiuntivo. Le asseverazioni dei tecnici a ENEA e i visti di conformità attestano il salto di classe e il rispetto dei requisiti minimi, ma i soggetti cessionari (banche, assicurazioni) e le compagnie che rilasciano polizze decennali postume o RC professionale richiedono sempre più spesso dossier completi con dichiarazioni di corretta posa, manuali e garanzie del sistema. Sollecitando la dichiarazione, è utile menzionare questa necessità, perché posizioni irrisolte possono bloccare il pagamento dei SAL o l’emissione delle polizze. Ricordare all’impresa che l’assenza del documento potrebbe esporla a richieste di integrazione o a responsabilità in caso di controlli futuri aiuta a far percepire il valore del proprio adempimento.
Escalation, mediazione e tutela legale
Se, nonostante i solleciti e le leve contrattuali, il documento non arriva, conviene muoversi su due binari. Il primo è quello della tutela rapida: una diffida formale con termine perentorio e l’annuncio della trattenuta del saldo e dell’attivazione della garanzia per vizi ex art. 1667 c.c. può sbloccare la situazione. Il secondo è preparare il terreno per una soluzione stragiudiziale: in ambito condominiale la mediazione è obbligatoria per molte controversie, e predisporre un fascicolo ordinato facilita un accordo in conciliazione. In ultima istanza, l’azione giudiziale con CTU accerterà vizi e inadempimenti e potrà condannare l’impresa al rilascio dei documenti o al risarcimento; è una strada lunga che, di solito, si evita se si è costruita una relazione corretta con il DL e se si sono usate per tempo le leve amministrative.
Chiusura del cantiere e manutenzione futura
La dichiarazione di corretta posa non è l’ultimo gesto soltanto perché “manca un foglio”. È il preludio alla consegna del manuale d’uso e manutenzione del sistema, alla formazione minima di amministratore e proprietari su come trattare la pelle esterna dell’edificio, a un piano di ispezioni periodiche e di pulizia che preservi l’investimento. Chiedere che questi elementi siano consegnati insieme alla dichiarazione e parlarne in assemblea o con i proprietari è una scelta che allunga la vita del cappotto e riduce l’insorgere di contenziosi futuri per danni da perforazioni, lavaggi aggressivi, tinteggiature sbagliate. Chiudere bene significa anche archiviare in digitale e su carta tutto ciò che serve: dichiarazione, progetti, capitolati, manuali, prove, foto, garanzie, certificati dei materiali. È un patrimonio informativo che serve a chi abita oggi e a chi abiterà domani.
Conclusioni
Sollecitare il rilascio della dichiarazione di corretta posa del cappotto termico è un’azione di buon senso tecnico e di tutela del committente. Si parte dalla conoscenza del perimetro normativo e contrattuale, si costruisce un rapporto di collaborazione con il direttore dei lavori e, se utile, con il produttore del sistema, si scrive un sollecito formale chiaro e completo, si propongono verifiche in opera e si offrono bozza e allegati per facilitare la compilazione. Se occorre, si usano leve contrattuali e, solo in ultima battuta, strumenti legali. Il risultato è un documento che non solo consente di chiudere contabilità e pratiche, ma, soprattutto, tutela nel tempo la qualità dell’intervento. Un cappotto fatto bene si vede anche da come è stato documentato; il tuo obiettivo è far sì che quella qualità sia evidente, provabile e spendibile, oggi e domani.